·  LENDING CROWDFUNDING (BREVEMENTE LCF)

Il social lending, chiamato più comunemente lending crowdfunding, è un prestito di denaro cosiddetto peer-to-peer (dove, in pratica, prestatore e prenditore sono sullo stesso piano informatico). In particolare, per il crowdfunding, inizialmente il lending era un particolare settore del fintech quale forma di disintermediazione dei prestito. La tecnologia peer-to-peer garantisce, infatti, la possibilità di finanziarsi o di finanziare senza il passaggio attraverso un mediatore. In realtà, ciò è vero solo idealmente giacché per il settore dei “prestiti personali” è sempre necessario l’intervento di un marketplace che metta in contatto chi ha necessità di essere finanziato e chi, invece, vuole mettere a disposizione del denaro a favore di altri in cambio di un buon interesse. Il progredire dell’uso del mezzo del crowfunding per finanziare i progetti immobiliari (real estate crowdfunding) ha inevitabilmente interessato anche il settore del lending. Va da sé, di là delle disquisizioni normative in merito a questo tipo di raccolta, che il lending crowdfunding immobiliare tratti cifre notevolmente più elevate rispetto a quelle riscontrabili nei prestiti personali tra privati, ma il numero di investitori sia invece, rapportandosi alla medesima cifra, notevolmente più contenuto. In ogni caso il  lending nel settore immobiliare si è trasformato in una vera e propria raccolta in crowdfunding con tanto di obiettivo e di tempo della campagna.  Nel settore dei prestiti personali il meccanismo, infatti, è ben diverso. Gli investitori immettono del capitale in un “contenitore” di denaro da prestare, mentre, i prenditori si finanziano tramite questo contenitore prelevando del denaro a certe condizioni di interesse da pagare. Tutto naturalmente regolato da una piattaforma pubblica. Operativamente ogni prestito viene diviso in quote che vengono assegnate a più finanziatori e, dunque, i richiedenti il finanziamento possono ricevere denaro da più persone. Essenzialmente si tratta di un’alternativa a un prestito bancario, con la differenza che gli investitori vantano un credito diretto verso i soggetti finanziati.
Nel lending crowdfunding immobiliare non si ha la divisione in quote da parte della piattaforma in modo da assegnare il prestito a più soggetti prenditori. In questo caso abbiamo, invece, un prenditore che si trova in necessità di essere finanziato rispetto a un dettagliato progetto immobiliare. Progetto che deve essere descritto attraverso un business plan che giustifichi la redditività del bene oggetto d’intervento, da una somma di denaro necessaria ben precisa e da un tempo definito.
Il modello di business del portale pubblico di lending crowdfunding è, quindi, sempre quello dell’intermediazione. Sostanzialmente la figura del mediatore passa dall’ufficio fisico a quello virtuale, ma il passaggio da un terzo soggetto, invece, rimane.
La rete, al contrario, avrebbe proprio il suo scopo fondativo nel superare l’intermediazione e nel mettere in contatto diretto due parti contrattuali. Per cui se una società ha capacità di sapersi “far trovare” può proporre i suoi progetti e cercare capitale per finanziarsi in maniera diretta senza dover passare dal mediatore. Questo è sicuramente un diritto inalienabile e il far obbligatoriamente passare – per certi tipi di raccolta (tipo equity crowdfunding) – chi vuole finanziarsi attraverso un portale, che funga appunto da mediatore, sicuramente non rappresenta una interpretazione autentica dei diritti individuali sulla rete.
Nel lending sono, dunque, i privati ad investire i loro risparmi, diventando così creditori della società che ha proposto l’operazione. Questo vuol dire che gli investitori non parteciperanno al rischio imprenditoriale legato all’operazione. Semplicemente finanzieranno, con il loro denaro, una porzione del progetto proposto sulla piattaforma. 
Negli Stati Uniti, dove è nato il lending crowdfunding, Lending Club è stato quotato in borsa per un valore di circa 8 miliardi di dollari. I suoi servizi sono richiesti anche dalle banche. Infatti le sue modalità di allocazione dei prestiti e i suoi strumenti di calcolo del rischio sono più efficienti di quelli delle banche stesse. Si stima che le banche rappresentino circa il 50% degli investitori della piattaforma. In effetti, uno dei maggiori vantaggi offerti è la possibilità di creare portafogli o di suddividere un investimento in una molteplicità di singoli prestiti. Frazionando così il rischio di default dei riceventi.

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